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PALIO: prima l’uomo, poi il cavallo.

23 Ottobre 2018

Non tutti i cavalli corrono la gara,
né tutte le parole meritano risposta.

 

C’è qualcuno che pe’ esse corretto
e io lo capisco, poaretto
vorrebbe dì che l’acqua va all’insù
e capovolge il senso, per lo più,
di quel che è una giostra,
dove ora ci si vole raccontare
che l’omo conta,
ma basta stia bene l’animale.

Ora, per chi un lo sapesse,
i giochi sociali di questo
colle all’antica,
violenti, retrogradi ma che per noi so’ vita,
c’erano già senza cavalli.
E il Palio oggi
unn’è certo una sfilata:
“Che nodelli e che pelo mammamia!
Bella bestia da parata.”
No, no, signora mia,
va nerbato sodo
e senza ipocrisia.
D’altronde dovrebbe esse risaputo
e un ci si confonda:
le contrade hanno pregresso vissuto,
rispetto al ‘ruzzo alla tonda’.

Il cavallo è sacro qui ed è vero!
Si bacia, si piange, si benedice:
‘va e torna vincitore!’
ma perché è sacro il teatro
dov’è chiamato a recitare.
Sì, a recitare, noi si usano
per i nostri giochi. E allora?
C’è chi li mangia l’animali e c’è chi ci lavora.
Noi ci si gioca e si fanno corre’ in
budello stretto,
mentre gli si bercia:
“Vai amore mio” oppure “Speriamo
t’accartocci tutto!”
Tra l’altro, va detto,
se avessero prevalso Elmora, Bufale o Asinate
invece della trippa la mattina,
ci sta s’ingozzerebbe carne equina.
Quel che voglio dì è che il mi cavallino,
tante volte gli ho voluto bene,
più spesso, piccinino,
quando è dietro e un va nemmeno a pintallo,
lo mangerei col sughino
e un bel tarallo.

Tutte queste cattiverie che m’escono
di bocca, perdonatemi
Pegaso, Bucefalo e Asturcone,
so’ per dire
che se ci si mette a fa’ questione
con chi un ci può capire
si perde sempre,
come spiega’ al cieco l’aurora boreale.

Ora, un mi garba esse prepotente,
ma semplicemente
va detta una cosa chiara, anzi vera:
qui noi si fa così e si vorrebbe continuare.
Sai com’è? Ci garba giocare.

Venite e combatteteci a milioni.
“Medioevo, trogloditi, assassini!”
E’ lecito, ma sappiate
che ci trovate il croccante,
tutti saldi sulle nostre posizioni
e no a rincorre’ i vostri argomenti peregrini.

Secoli di gioco e lotta animale,
secoli di vita e morte,
perché no?
Anche quella è contemplata,
proprio perché la corsa che si fa
unn’è una pagliacciata.
Senza paura di dirlo,
di esporlo.
‘La verità è rivoluzionaria’ (disse quello);
che poi però finì imbalsamato,
se si continua a giustificarsi,
ad arretrare, a chiede’ scusa
si fa la su’ fine: assicurato!

 

Michele Masotti (in qualità esclusiva di Michele Masotti)

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Credo che l’uomo viva nel bisogno di raccontare e ascoltare storie: la propria, quella degli altri, quella di un dio. Così da sempre, forse per sempre. Probabilmente il non-senso della vita è racchiuso nel paradosso della scrittura: possedere estrema chiarezza ed estrema finzione al tempo, così che nelle sue affascinanti acque d’inchiostro non ci si stanchi di nuotare. Almeno a me fa questo effetto

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